Rischia di ingrossarsi fino a incidere pesantemente sulle elezioni politiche del 4 marzo, l'ennesimo scandalo che coinvolge il Movimento 5 stelle. Non sarebbe infatti di "soli" 226mila euro, cifra finora ammessa dagli stessi grillini, la differenza che risulta fra le rendicontazioni pubblicate dal gruppo parlamentare pentastellato e quanto effettivamente bonificato al Fondo per il microcredito del ministero dello Sviluppo. La cifra, fatti i conti con quanto versato dagli europarlamentari, sale infatti a quota 851 mila. E se a questi si aggiungono i versamenti che sarebbero arrivati dalle Regioni di cui non c'è alcuna certezza, ma che potrebbero risultare anche superiore ai 500 mila euro, il totale rischia di arrivare a molto più di un milione di euro.
Interpellati in proposito, i vertici del M5s lunedì hanno affermato: "Il conto lo stiamo ancora facendo, domani sapremo". Si sono però lasciati scappare che, stando ai calcoli fatti solo dopo la denuncia delle Iene, "mancano più soldi di quanto affermato dalla stampa". Dallo staff di Luigi Di Maio si fa sapere che chi ha violato le regole interne avrà "lo stesso trattamento di Andrea Cecconi e Carlo Martelli", che sono candidati alla Camera ma hanno fatto la promessa che nel caso venissero eletti si dimetteranno. Bisognerà vedere se manterranno quanto promesso: l'unico modo per avere la certezza che non siedano più in Parlamento è non votarli. Non si capisce poi quale "trattamento" subirebbero gli altri candidati, gli eurodeputati e i consiglieri regionali.
Intanto Di Maio, oltre a questa truffa e agli altri scandali che stanno sommergendo i 5stelle, è alle prese con una figuraccia rimediata nella sua Campania, più precisamente a Scampia. Avrebbe voluto incontrare un gruppo di operai che stanno protestando per la perdita del lavoro, ma la sua visita non è stata gradita. Decine di disoccupati lo hanno infatti contestato, cantando in coro "Nessuna passerella elettorale sulla pelle dei disoccupati". Sugli striscioni innalzati dai manifestanti si potevano leggere le scritte 'Comitato Vele Scampia' e 'Disoccupati organizzati Scampia 187'. Di Maio è tornato sullo scandalo: "Io non conosco i nomi ma sia chiara una cosa le mele marce ci sono ovunque. Da noi vanno fuori negli altri partiti li fanno ministri".
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